Dall’allevamento di anatre ornamentali destinate alla compagnia (e non al fois gras!) all’orto da adottare passando per il meleto a km zero, l’allevamento sociale di lumache e l’agri-campeggio: quante idee all’ombra della Torre! L’agricoltura pisana dimostra – ancora una volta - nel periodo più difficile della nostra storia economica la sua incredibile vivacità proponendo ben sette aziende, tutte giovanissime, alcune nuove di zecca, all’ottava edizione del Premio “Oscar Green 2013” promosso da Coldiretti Giovani Impresa. Sono ufficiali le candidature al più importante riconoscimento dedicato all’agricoltura, ai giovani e alle loro straordinarie avventure imprenditoriali che esalta l’originalità, l’innovazione, la sostenibilità, la passione, le idee, la ricerca, la diversificazione ed i progetti di filiera delle imprese agricole. In lizza, tra centinaia di aziende italiane (77 quelle toscane), le aziende pisane puntano ad essere protagoniste e ad entrare nell’Olimpo in una delle sei categorie previste dal concorso per cui hanno avanzato la loro candidatura (“Non solo agricoltura”, “Stile e cultura l’impresa”, In-Filiera, “Esportare il territorio”, “Campagna Amica”, “Ideando”). “L’incredibile varietà di esperienze in campo agricolo è sinonimo di una grande vivacità imprenditoriale che è il segnale più bello e più importante per un territorio; – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Provinciale Coldiretti presentando la nutrita rappresentanza di imprese locali – l’agricoltura sta cambiando profondamente, a partire dalla sua classe imprenditoriale sempre più giovane e sempre più legata ai bisogni, materiali ed immateriali, della società. La nostra provincia porta all’Oscar Green tante belle idee e tante belle storie”. Oche da compagnia. Alleva anatre ed ochette da compagnia, e presto inizierà anche a produrre miele da destinare alla vendita diretta e ai mercati di Campagna Amica (è iscritta alla categoria Campagna Amica). “Le oche stupide? Una stupida diceria. Sono intelligenti, affettuose, sociali e sono un perfetto animale da compagnia come lo sono cani e gatti”: Perla Terreni, 33 anni, è cresciuta con il mito dell’Oca Martina studiando la teoria dell’imprinting di Konrad Lorenz, ossia quel processo attraverso il quale, quando un piccolo riceve le cure e l'affetto di una madre diversa da quella biologica, riconoscerà quest'ultima come la madre vera, anche quando appartenga ad una specie diversa. Laureata in gestione dei sistemi forestali con una specializzazione in entomologia (lo studio degli insetti) – da qui l’insolito abbinamento oche-api - Perla si è trasferita dal condominio dove viveva, in centro città, a Ponte a Egola, San Miniato, per la strada che corre verso Serra; da alcuni anni ha iniziato ad allevare nei terreni di sua nonna dei bellissimi esemplari “ornamentali” di oche del Danubio, cignoidi, tacchini ermellati di Rovigo e oche di Tolosa (quelle del fois gras per intenderci!): “quando sono arrivata qui ho trovato due coppiette di anatre ed oche; – racconta Perla – da lì è partito tutto”. Allevati con metodi naturali, a cercare gli esemplari di Perla sono pensionati alla ricerca di “una compagnia un po’ diversa” come quel “marinaio di Genova – ricorda - che ha acquistato i pulcini di anatra corritrice indiana che aveva conosciuto nei suoi viaggi in India”. Ci sono sempre più famiglie con bambini piccoli che “preferiscono l’oca al cane”. A fianco dell’allevamento troveranno posto tra qualche una cinquantina di arnie per la produzione di miele: “l’allevamento è più una passione, non produce reddito. Sto facendo il corso per apicoltore – racconta – sarà quella la mia attività agricola predominante. Il mio obiettivo è valorizzazione il territorio e renderlo produttivo”.
L’orto “tamagotchi”. L’idea, diciamocelo, è davvero curiosa. Tu “adotti” il terreno, circa 30 metri quadrati con tanto di possibilità di personalizzare spaventapasseri, cancellino d’ingresso e steccato, e loro, i tre di “Mi Coltivo” lo curano amorevolmente per te portandoti, una volta “pronti”, i frutti del tuo orto fino a casa. Nata da pochi mesi l’azienda agricola “Mi Coltivo” (è iscritta alla categoria “Non solo agricoltura”) di Francesco Paolicchi, 25 anni, Alessandro Di Fonzo, 35 e Francesco Manciocco, 31, intraprendenti agronomi laureati all’Università di Pisa, punta su stagionalità, filiera cortissima, alimentazione sana e sostenibile, e soprattutto su metodi di produzione esclusivamente agronomici (a residuo zero). Basti pensare che i “terreni” – 1,2 ettari a San Martino a Ulmiano, San Giuliano Terme, e 1,6 ettari a Follonica - sono stati selezionati accuratamente mediante analisi di laboratorio per scongiurare qualsiasi presenza di residuo chimico ed inquinamento: “vogliamo – spiega Francesco - garantire un prodotto sano, incontaminato, spontaneo. Per questo
siamo stati molto scrupolosi alla scelta dei terreni”. Anche tutte le fasi della coltivazione saranno “a mano, come una volta” mentre sarà il cliente-consumatore a scegliere cosa “piantare” nel suo orto. La scintilla è scoccata a Londra, più di un anno fa, durante un’importante fiera dove i fondatori di “Mi Coltivo” hanno preso in prestito alcuni spunti: “è un progetto su cui abbiamo speso l’ultimo anno, unico nel suo genere; – confida – è destinato ad un target di consumatori consapevoli e preparati che è in grado di accettare il fatto che la pioggia od altri fattori climatici o naturali possano avere effetti sulla produzione. Potrà capitare – precisa – che il nostro cliente non trovi l’insalata! Non forziamo la natura. Mangiando prodotti sani si coltiva la propria salute, la propria bellezza, il proprio benessere. E’ questa la filosofia che ci accompagna”. E precisa: “Chi normalmente fa agricoltura ha il grande limite di doverla fare bella e appetibile agli occhi dei clienti. Micoltivo no, perché vuole preoccuparsi di farli buoni e sani”. Per un’idea così innovativa non poteva mancare il link con il mondo del web. “Mi Coltivo” ha un sito ed un profilo facebook: “è attiva – spiega ancora - anche una sezione di e-commerce dove sarà presente una selezione di prodotti secchi come lenticchie e sott’olio”.
Iacopo & gli altri. In lizza ci sono l’ex bancaria Sara Lauci, 25 anni, di Merano, emigrata a Montopoli Val di Cecina per coltivare il suo sogno d’agricoltura insieme al marito. Sara sta recuperano un meleto storico e vuole produrre mele doc per la vendita diretta nei mercati (Campagna Amica). E’ candidato nella categoria “Stili e Cultura d’Impresa il principe dei cereali, il 26enne Daniele Taddeucci, una passione per i trattori e per le gimkane trattoristiche. Dopo mais, orzo, grano (duro e tenero), fieno, Daniele è pronto a scommettere sulla produzione di canapa per il settore dell’edilizia ecosostenibile. Quando sarà pronto sarà il primo agri-campeggio nella zona di Casciana Terme ad una manciata di chilometri dal centro termale: ha appena 19 anni Jessica Caprai che scommette invece sul binomio agricoltura-turismo e su “Il Chicco di Grano”, questo il nome della sua azienda (categoria “Non solo agricoltura”). Il suo progetto prevede 10 piazzole di sosta con piscina, parco gioco, forno per barbecue con vista panoramica, un’area ristoro attrezzata tra olivi e colori. Tra i candidati, sicuramente tra gli esempi più originali ed intraprendenti di agricoltura sociale, l’esperienza imprenditoriale del 23enne Iacopo Galliani (Ideando) che a San Miniato ha da pochi mesi “aperto” il suo allevamento di chiocciole dove lavoreranno soggetti con disabilità psichiche. Non poteva mancare la giovane allevatrice di origini sarde Beatrice Porcu, 20 anni, che a San Miniato, frazione di Calenzano, alleva pecore per la produzione di latte (Campagna Amica).