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15 Gennaio 2010
ALLUVIONE: 2 ANNI PER TORNARE ALLA NORMALITA’, LE MISURE A SOSTEGNO DELLE AZIENDE

Due anni per tornare a coltivare i campi. La parola d’ordine ora è “ripartire”. Al più presto. E ripristinare la coltivabilità dei terreni in tempo brevi. C’è sgomento nelle voci dei coltivatori di Vecchiano, Nodica e Migliarino, un misto di rassegnazione ma anche  la voglia forte di tornare a lavorare quei campi divorati dall’acqua. Erano in tanti (circa 80) all’incontro promosso da Coldiretti giovedì sera nella saletta del Consorzio Agrario di Pisa. Hanno perso tutto e non hanno più niente. Interi raccolti, scorte, animali e mezzi sono andati distrutti. Ettari ed ettari di appezzamenti seminati affogati. “E ora di cosa vivremo?” hanno chiesto più volte. “Quando riavremo i campi?”.
L’appuntamento, voluto dall’organizzazione agricola per illustrare agli agricoltori le misure messe in campo per sostenere l’emergenza, e non solo, sono in parte arrivate in attesa delle decisioni del Governo. Le più attese. Piccoli e grandi sostegni intanto sono già attivi insieme alle misure predisposte nell’emergenza immediata dalla Camera di Commercio con due bandi, uno a sostegno della liquidità e uno della conduzione (si chiuderanno il 28 febbraio i termini. I moduli sono scaricabili sul sito della Camera di Commercio) che prevedono contributi fino al 30% attraverso un fondo di 500 mila euro e con spread fissati. “Non vi lasciamo soli – ha spiegato Fabrizio Filippi, Presidente Provinciale Coldiretti aprendo l’incontro a cui hanno partecipato rappresentanti della Camera di Commercio, Provincia di Lucca con l’assessore, Giacomo Sanavio, Consorzio Agrario e il Sindaco di Vecchiano, Rodolfo Pardini ognuno farà la sua parte”. A cominciare proprio da Coldiretti che “sospenderà i pagamenti, per tutto l’anno, per le aziende colpite, i costi per le prestazioni fiscali, aziendali e del patronato, dando anche il via ad una campagna interna di solidarietà tra le aziende per sostenere chi non ha più niente e deve pur vivere attraverso un conto corrente postale dedicato”.
Una solidarietà che è già arrivata da diverse aziende “sane”, e che ha tutti i presupposto per allargarsi velocemente. E’ sceso anche in campo il Consorzio Agrario che ha invece deciso di “posticipare al 31 dicembre del 2010 la riscossione dei costi per l’acquisto dei materiali come concimi, semine, attrezzi, attivando, a latere, anche una cambiale agraria senza interessi. Ci accolliamo noi gli interessi – ha spiegato il Michele Conti, Direttore del Consorzio Agrario di Pisa – e restiamo a disposizione per valutare caso per caso in modo da aiutare più imprese possibili”. Filippi ha anche ricordato come “chi semina, alluvione a parte, sa già che non avrà un guadagno. Lo fa per margini bassissimi. Pensate al grano e al mais che non costano più nulla. E’ questo il valore della gente che lavora i campi. Il loro è anche un ruolo sociale e di presidio del territorio. Dobbiamo ripartire con una filosofia nuova e una gestione del territorio sana”. Ed è stato proprio questo, la gestione del territorio, il capitolo che ha fatto infiammare l’incontro. “Di chi è la colpa?” - hanno chiesto più e più volte i coltivatori. “Tutti sono bravi a costruire però a rimetterci è la collettività – ha spiegato senza messe parole il primo cittadino di Vecchiano snocciolando il primato agricolo del Comune con quasi 3 mila ettari destinati su 7 mila e lo storico delle piene del Serchio (ben 5 da dicembre 2008 contro una sola piena annuale) – non si usa più la testa nel progettare le opere. Sono state fatte scelte dissennate. E questi sono i risultati”. Pardini ha posto l’attenzione sui tempi. “Le aree agricole vanno rimesse in moto in tempi stretti per garantire alle aziende di andare avanti”. L’assessore provinciale all’agricoltura, Sanavio ha invece rimarcato come anche per le aziende agricole sia possibile “accedere ai finanziamenti sia locali che regionali”. “Abbiamo chiesto alla Regione Toscana – ha spiegato – di sospendere l’applicazione dei criteri di condizionalità (la Pac) e di aprire, di concerto con le altre province, una verifica per utilizzare le risorse non utilizzate del Piano di Sviluppo Rurale. Oggi sono 41 le aziende agricole che hanno portato già la documentazione”. Sanavio ha infine concluso incitando i coltivatori a “pretendere dalla Provincia e dai Comuni una risposta seria, a livello istituzionale, sul piano di gestione del territorio. Dobbiamo smetterla di credere che sui suoli agricoli possiamo fare tutto quello che vogliamo”. All’incontro erano presenti anche il Referente di zona dell’organizzazione, Francesco Grossi e il Presidente di sezione di Vecchiano che hanno seguito, e seguono la vicenda da vicino ogni giorno.

La disperazione dei coltivatori. Centinaia e centinaia di ettari ancora sotto 1 metro l’acqua. Galline, conigli, anatre e cani affogati. Il bilancio del disastro sta nelle parole dei coltivatori che hanno partecipato all’incontro e che hanno chiesto “risposte e sostegno”. Erano lì per capire se potranno “essere aiutati o se dovranno continuare a fare da soli come sempre è stato”. In tutti ricorre una frase quando parliamo: “lo schianto del Serchio”. Per loro, fino alla vigilia di Natale un amico, ora è il mostro. Il cane da domare. “Ho perso tutto – spiega Massimo Pardini, coltivatore di Vecchiano, e 4 ettari di ortaggi andati alla malora a qualche centinaio di metri dallo “schianto”- sono rovinato”. Ho ancora un metro e mezzo d’acqua – racconta ancora stordito – Antonio Bertipaglia – nei campi e in casa. Un metro e venti anche da Maria Rosa Di Giulia a Nodica. “Ho perso 400 rotoli di fieno, tre trattori, gli attrezzi, e tutto il raccolto: barbe, gobbi, rape, erbe mediche, e bietole. Abbiamo salvato solo 2 rotoli di fieno. Ci restano solo quelli”. “Si sono salvate solo le anatre – racconta invece Valeriana Leonardi – le galline, un centinaio, e i cani da caccia sono morti. E’ un dolore incredibile. Abbiamo visto morire le nostre bestie. Non abbiamo più niente. persi ortaggi, frutti, le viti e gli oliveti. Tutto”. Ma la storia che più tocca, per età, è quella di Donatello Cortazzo. Solo 28 anni. Doveva essere il suo primo raccolto dopo un investimento importante per costruire l’azienda dei suoi sogni. “Non ho avuto nemmeno il tempo di raccoglierlo – racconta sconsolato – l’acqua ha distrutto tutto. Ho salvato solo il trattore. Ma poi quando sono andato a riprenderlo ho scoperto che mi avevano rubato anche il gasolio. Non solo il danno. Anche la beffa”.
Ma c’è anche come Giuseppe Del Sarto che non ha i campi allagati ma ha perso l’ultimo raccolto di cereali conferito alla Cooperativa Val di Serchio, tra le più colpite. “Avremo chiuso già in rosso senza questa catastrofe, ora è un super-rosso. Dove andiamo a mangiare adesso? Spero di recuperare almeno 60—700 quintali di grano. Il resto è da buttare via”. Anche Athos Del Sarto è specializzato nel grano: “Sette ettari completamente allagati. Posso coltivarsi il riso ora”.

Per informazioni contattare la sede provinciale al 050-526018  oppure scrivere a pisa@coldiretti.it

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