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4 Giugno 2019
Cannabis, Coldiretti: non solo fumo, ma mille usi della Canapa

Confermato il corso di formazione

Non solo fumo, la coltivazione della cannabis in Italia riguarda soprattutto esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, dai cosmetici all’alimentare. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare la decisione restrittiva presa dalle sezioni unite penali della Cassazione che rischia di frenare un settore in grande sviluppo in tutto il mondo.

Coldiretti Pisa e Coldiretti Livorno confermano comunque il corso di formazione in programma a luglio, consapevoli che sono molte le aziende che hanno investito o stanno investendo in questa coltura, e coerentemente con la posizione di Coldiretti, attendono e sollecitano un intervento del Parlamento.
 
In Italia nel giro di cinque anni - sottolinea la Coldiretti - sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018; sono centinaia le aziende agricole che hanno investito nella coltivazione, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna.
 
Tante sono infatti le varianti della canapa nel piatto, dai biscotti e dai taralli al pane di canapa, dalla farina di canapa all’olio, ma c’è anche chi usa la canapa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre alla birra. Dalla canapa si ricavano oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. C’è chi ha utilizzato la canapa per produrre eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia, che assicurano capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, e non manca il pellet di canapa per il riscaldamento, che assicura una combustione pulita.
 
Coldiretti rileva che si tratta di un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia, tanto che il Bel paese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il declino, spiega la Coldiretti, è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta.

Il Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore. Nel 1975 esce la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti, e negli anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono.
 
“Oggi c’è un diffusa consapevolezza internazionale delle opportunità che possono venire da queste coltura ed è pertanto necessario l’intervento del Parlamento su un tema così delicato”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che ha sottolineato la necessità di tutelare i cittadini senza compromettere le opportunità di sviluppo del settore.
 

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