Gli agricoltori e allevatori pisani in prima linea al blocco per Brennero promosso da Coldiretti per smascherare il falso Made in Italy che ogni giorno entra nel nostro paese, difendere il reddito delle imprese agricole e lanciare la petizione di iniziativa popolare sulla trasparenza per estendere l’indicazione di origine in Europa a tutti i prodotti che finiscono sulle nostre tavole. Secondo una stima di Coldiretti il falso Made in Pisa vale oltre 350 milioni di euro nel mondo, più del doppio delle esportazioni. “Devono essere i cittadini a scegliere cosa mangiare senza rischiare di essere ingannati. – tuona il Presidente provinciale, Marco Pacini alla guida del contingente partito dalle campagne pisane e schierato al confine italo austriaco - E’ da qui che rilanciamo la nostra battaglia sulla trasparenza dell'origine in etichetta che è un diritto dei cittadini europei. Chiediamo sia una priorità della nuova Commissione Ue e del nuovo Parlamento dopo le elezioni europee. Noi non abbiamo paura della trasparenza”.
Un centinaio gli agricoltori partiti dalla provincia di Pisa che stanno partecipando in queste ore alle ispezione di decine di cisterne e tir in transito dal passo del Brennero. Al loro interno gli agricoltori hanno trovato fiumi di latte destinati a noti caseifici pronti per diventare yogurt tricolori, centinaia di cosce di maiale allevate in Germania a cui è sufficiente la salatura per poter fregiarsi del marchio Made in Italy o poter essere spacciate come “italiane” e nostrane, poi grano senza alcuna tracciabilità, 23mila chili di pere dal Belgio dirette a Taranto, cipolle dell’est Europa spedite a Parma, tulipani olandesi in viaggio per Verona, 21mila di chili di patate “nordiche” spedite a Crotone, prodotti da forno, carne di maiale e molto altro. Latticini, insaccati, olio, ortaggi, frutta, fiori la cui provenienza è dubbia che sono una piaga per le aziende agricole ed una minaccia per la salute dei cittadini sempre più disorientati. “Ci dicevano che oggi al Brennero non avremmo trovato camion in ingresso che trasportavano prodotti agroalimentari come li avevamo trovati negli anni passati purtroppo i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario. – spiega ancora il Presidente provinciale Pacini - Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini. Questo non è più accettabile e vale per tutti i prodotti”.
Una iniziativa che da forza e continuità alla mobilitazione di Coldiretti che ha lanciato, proprio in occasione del blocco del Brennero, la proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza. L’obiettivo è raccogliere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly. Una battaglia sostenuta da tanti cittadini: oltre otto su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro secondo una indagine Coldiretti/Ixe’.
Sono molto ancora i prodotti anonimi che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani che includono alimenti simbolo a partire dal pane. Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili. Del tutto anonimi anche i legumi in scatola, magari venduti in confezione con colori o segni che richiamano l’italianità – rileva Coldiretti Toscana – così come le confetture di frutta o di verdura trasformata, come marmellate e sottoli. Niente etichetta d’origine anche per ortaggi e frutta di IV Gamma e noci e pistacchi sgusciati, per i quali dovrebbe però aprirsi uno spiraglio dal prossimo anno, né per carne di coniglio e di cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti.
E’ necessario anche lo stop all'importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo. Un principio che diventa allarme alimentare ogni giorno con ben 422 allerte che hanno riguardato prodotti stranieri per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti. E in quasi 6 casi su 10 si tratta di prodotti provenienti da paesi Extra Ue.