65 Views

22 Novembre 2013
SAN ROSSORE: VITA COMPLICATA PER L’AGRICOLTURA DENTRO IL PARCO, BUROCRAZIA E VINCOLI DA DIVENTARCI MATTI

Vincoli e burocrazia rendono la vita dell’agricoltura all’interno del Parco ancora più complicata di quello che è già ogni giorno. E così, l’agricoltura, in particolare la zootecnia, il settore primario per eccellenza che nel Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli dovrebbe abitare, rischia lo “sfratto”. Una preoccupazione che è stata manifestata da Coldiretti nel corso di un incontro con la stampa che si è tenuto questa mattina, venerdì 23 novembre, presso la sala convegni del Consorzio Agrario di Pisa. Insieme ai vertici di Coldiretti, un gruppetto di allevatori vessati da rimpalli di competenze, appesantimenti burocratici, lacciuoli e da un rapporto che sta sempre più allontanando il mondo dell’agricoltura da quello del Ente Parco e della sua gestione: “Ma in questo modo il Parco – ha spiegato Fabrizio Filippi, Presidente Provinciale Coldiretti – non è un’opportunità per chi ci vive dentro, ma una sofferenza. Non chiediamo di abbassare la guardia sul rispetto delle regole ma di utilizzare il buonsenso nell’applicarle. Un’azienda agricola non può permettersi di aspettare per mesi risposte, e nemmeno di programmare l’attività senza certezze. Non abbiamo bisogno di dromedari per attirare turisti e curiosità, semplicemente ridare alle imprese agricole che già vivono ed operano al suo interno un ruolo da protagoniste consentendogli pratiche di sviluppo sostenibili attraverso economie di filiera”. Venendo all’atto pratico, le imprese di allevamento (in tutto sono circa 200 le imprese agricole presenti all’interno dei confini del Parco), si trovano quotidianamente a “fare a cazzotti” con tempi di risposta anacronistici e “cavilli” senza senso: dal divieto di pascolo degli ovini nei territori di proprietà del Parco che potrebbero invece essere sfruttati dagli allevatori all’odissea per consentire ad una roulotte di stazionare di fronte alla stalla per evitare il furto dei capi ma anche il riparo degli allevatori durante l’inverno o nei periodi di pioggia. “E ancora – spiega questa il giovane Presidente dell’Associazione Provinciale, Diego Stiaccini – la “sala di mungitura” per la quale un allevatore ha dovuto rinunciare dopo un giro immenso di incontri alle devastazioni degli ungulati, cinghiali e caprioli, specie protetta e tutelata più degli ovini che danno da vivere a decine di famiglie, ma che si cibano con i frutti delle coltivazioni degli agricoltori e del nostro lavoro”. Per Coldiretti le “regole sono fondamentali – prosegue Filippi affermando un principio che l’organizzazione agricola è stata la prima a sposare, in particolare sulla sicurezza alimentare e sulla trasparenza – ma la burocrazia asfissiante come quella che le imprese devono subire all’interno del Parco fanno diventare matti anche i più sani”. Coldiretti ne ha anche per il Comune di Pisa fino ad oggi, nonostante le promesse, assente e poco interessato: “chiederemo un incontro al Sindaco; – spiega ancora il Presidente – questo atteggiamento non fa altro che allontanare l’agricoltura dal Parco quando dovrebbe essere un valore identitario”. Ciò nonostante non è la guerra che la principale organizzazione agricola va cercando, semmai, un “confronto aperto”. “Il nostro obiettivo è collaborare – ha spiegato Aniello Ascolese, Direttore Provinciale Coldiretti – per consentire a chi vive di agricoltura di continuare a farlo nel rispetto pieno e sensato delle regole. E lo vogliamo fare con l’Ente Parco e con chiunque, è convinto, che l’agricoltura debba avere un ruolo dentro quegli spazi. Il Parco – spiega Coldiretti - dovrebbe essere l’ambiente naturale per definizione per valorizzare l’agricoltura, e premiare l’intraprendenza di quelle aziende che resistono malgrado tutte le difficoltà”. Di progetti ed idee, Coldiretti insieme all’Associazione Allevatori, ne avrebbe anche, ma fino ad oggi non ha mai trovato una sponda felice. Dal caseificio del Parco, progetto “affondato” dopo che la delibera era stata approvata tempo indietro alla reintroduzione della lepre italica ai fini riproduttivi da destinare al ripopolamento dei territorio. “E ora vogliono fare posto ai dromedari – analizza ancora Ascolese – e ridurre i capi della stalla del Parco dando vita ad una lenta dismissione quando la filiera organizzata della zootecnia potrebbe creare occupazione e reddito”. Da rivedere anche il ruolo della Commissione Agricoltura: “uno scollegamento - lo definisce Coldiretti – non giustificabile trattandosi di una realtà importante per il territorio e la collettività”.

Quali buone pratiche hai messo in atto nella tuo quotidianità per ridurre l’uso della plastica?

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi