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11 Settembre 2013
UNGULATI: ASSALTO ALL’AVENA, AZIENDE AGRICOLE A RISCHIO ESTINZIONE

L’imprenditore agricolo rischia di diventare una “razza” in via di estinzione al pari di specie come il cavallo Monterufolino, il mucco pisano e la pecora pomarancina. Nonostante i 3.305 abbattimenti a livello provinciale dell’ultima stagione venatoria, ed una nuova alle porte, il numero degli esemplari di cinghiali, soprattutto nelle zone ad alta densità boschiva, è fuori controllo. Attaccato per l’ennesima volta il Podere Monna a Castelnuovo Val di Cecina. Rassegnato Marcelli Cetonze, storico agricoltore della zona, classe ’34. La sua aziende ospita anche turisti: completamente distrutto il giardino. “E’ inutile, qui non si può più seminare. Tutti gli anni è la stessa storia ed è sempre peggio”. Segnalazioni e devastazioni arrivano anche dal Podere Bucignano che produce grano duro, avena e orzo. Siamo nella frazione di Montecastelli, al confine con il senese. “Questa è una battaglia che non vinceremo mai senza abbattimenti intensivi” racconta Fausto Cantini del Podere Bucignano che ha dovuto denunciare il danneggiamento di 10 ettari di avena, 150 quintali di prodotto circa. “Ho passato due anni spaventosi – spiega – il risarcimento? Non copre mai i danni effettivamente subiti”. Secondo Coldiretti Pisa (Info su www.pisa.coldiretti.it) alcune coltivazioni come vite, olivo e cereali presenti nelle zone limitrofe ai boschi hanno registrano cali produttivi intollerabili che arrivano in alcuni casi anche fino il 50%. “Il Piano di Prelevamento – spiega Aniello Ascolese, Direttore Provinciale – è stato pienamente raggiunto ma evidentemente non basta. Il numero di ungulati è molto superiore anche rispetto alla capacità dei cacciatori di prelevare i cinghiali. Di questo passo le frazioni montane e marginali saranno abbandonate dagli agricoltori; il loro posto sarò preso dagli ungulati”. Stando ai dati forniti dalla Regione sono 350mila gli ungulati presenti in Toscana tra cinghiali, caprioli, storni e mufloni che costano, in termini di danni, 1milione 700mila euro di danni, per il 70% imputabili alle scorribande dei cinghiali che da soli rappresentano la metà della popolazione totale di ungulati. Di questi – secondo Coldiretti – solo 1 su 3 viene denunciato: “Nelle nostre campagne il totale dei danni patiti dalle produzioni agricole in campo e dalle opere approntate sui terreni agricoli (serre, opere per la regimazione etc) sono stati almeno tre volte superiori rispetto a quelli certificati – fa sapere Ascolese. Tra il dato certificato e quello effettivamente subito ma non denunciato, esiste un divario enorme che manipola la realtà del problema”. I recinti sono una valida soluzione ma a volte limitata: “Va bene per una vigna, ma per 10 ettari di avena – spiega Coldiretti – è molto complicato. In questo modo trasformiamo le nostre campagne in orti-bunker”. L’apertura della nuova stagione venatoria è guardata con particolare interesse anche dagli agricoltori che confidano nell’azione dei cacciatori nella riduzione del numero di ungulati. “Occorre creare – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Provinciale Coldiretti – le condizioni per affrontare l’emergenza con tutti i requisiti della straordinarietà fino a quando l’eccessivo numero di ungulati non sarà più una calamità per il territorio, l’agricoltura, l’ambiente e la sicurezza. Chi fa agricoltura non vuole vivere di risarcimenti, ma di quello che produce per se stesso e per la comunità; – conclude – il risarcimento è un palliativo che non risolve il vero problema. Gli ungulati sono troppi: vanno prelevati”.

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